La frammentazione nasce
da quelle tesi del 1517
di GIULIA GALEOTTI
Il posto della Riforma protestante nella storia europea sembrerebbe chiaro. Collocata saldamente più di cinque secoli fa, risulterebbe ormai un evento distante dalla dinamica politica, dal sistema economico di capitalismo globale, dai dibattiti morali e dai problemi sociali che attraversano oggi il mondo. Eppure uno storico dell'università americana di Notre Dame (Indiana) è convinto del contrario. Nel suo The Unintended Reformation. How a Religious Revolution Secularized Society (Cambridge Massachusetts, The Belknap Press of Harvard University Press, 2012, dollari 39.95, pagine 552), Brad S. Gregory tenta di dimostrare l'esatto contrario, e cioè come - essendo penetrata profondamente nei secoli - la Riforma continui a segnare il nostro presente.
Da cosa nasce l'attuale pluralismo esasperato (e a volte un po' esaltato) delle fedi religiose e civili? A cosa si deve il fatto che oggi manchi una sostanziale idea condivisa di bene comune o che le nostre società siano così frantumate da ritenere che la verità sia una questione relativa e opinabile? Da dove discende il trionfo odierno del capitalismo (e lo strapotere del suo motore, cioè il consumismo) o la certezza ideologica che solo le scuole e le università non confessionali siano in grado di insegnare? Secondo Gregory, l'hyperpluralism che ci caratterizza ormai in ogni ambito è l'effetto di lungo periodo di quel terremoto strutturale che ha segnato la fine del primo (abbondante) millennio della storia umana, facendo crollare l'ossatura della vita intellettuale, morale e sociale dell'Occidente, sino ad allora operante.
Contestando dunque gli storici che ritengono che la pluralità sia il risultato dell'Illuminismo, lo studioso americano si spinge molto indietro. In una dettagliata ricerca che si occupa tanto del presente quanto del passato, Gregory parte con l'analizzare Duns Scoto giungendo a Benedetto XVI. Non che i protagonisti della Riforma protestante volessero scientemente frantumare la Cristianità occidentale (con la sua visione istituzionalizzata del mondo e carica di aspettative sulla sicurezza delle società terrene e di speranza per la salvezza eterna dei singoli). Ciò che Lutero e Calvino provarono a fare, infatti, fu tentare di migliorare la realizzazione delle aspettative di quel mondo, non di distruggerlo. Ma questo è ciò che si è verificato: la complessa e intricata matassa risultante dalla trasformazione (e in parte dal rifiuto) delle tradizioni della Cristianità medievale ha gradualmente rimpiazzato quel tessuto religioso univoco che fino ad allora aveva accomunato le società occidentali. E il paradosso è stato che proprio l'idea di libertà religiosa diffusasi allora, ha finito col diffondere una nozione di religione soggettiva e arbitraria, nozione universalmente condivisa. Né manca un paradosso ulteriore: è stata proprio l'enormità della frattura che si è compiuta nel passaggio dalla pre-modernità alla modernità ciò che ha permesso di celare l'influenza continua di questo passato nel nostro presente.
Nell'identificare quelle che definisce "le conseguenze non comprese della Riforma protestante", Brad S. Gregory è tremendamente cupo. Il Cristianesimo medievale ha fallito, la Riforma ha fallito, la modernità occidentale continua ancora a fallire. Tra le altre cose, lo studioso si rivela decisamente preoccupato per il pericoloso relativismo morale che ha rimpiazzato la virtù della carità, il cui risultato è - giusto per inciso - una politica senza etica. Se tale esito è oggi ampiamente colto e commentato, il contributo del presente volume è quello di collegare in modo lineare il quadro odierno con la celebre affissione del 31 ottobre 1517. E solo partendo dall'impropria trasformazione del portale della cattedrale di Wittenberg, possiamo capire come la libertà religiosa si sia progressivamente trasformata nella libertà dalla religione, permettendo la crescita esplosiva di una società irrimediabilmente frammentata. L'eredità che oggi raccogliamo dalla Riforma protestante sarebbe dunque la realtà frammentata di oggi: i disaccordi intellettuali frantumati in minuti discorsi specializzati; l'idea che la scienza moderna - fonte di ogni verità - necessariamente mini il credo religioso; il ricorso pervasivo a una visione terapeutica della religione; un set di valori morali di contrabbando con i quali cerchiamo di fertilizzare un liberalismo sterile; e la certezza ormai istituzionalizzata per cui solo le università secolari sarebbero in grado di fornire il sapere.
Questo delirio di frammentazione ha travolto anche la ricerca storica. È un altro punto su cui Gregory torna continuamente nel suo volume, criticando un certo modo di fare storia. Gli storici tentano in tutti i modi di condizionare i giovani imponendo loro rigide categorie (inherited cells of periodization), riducendo così il passato a una serie consequenziale di blocchi epocali. Si tratta però di partizioni e periodizzazioni che - sempre secondo lo storico statunitense - impediscono una reale comprensione di ciò che è stato, e delle avvincenti articolazioni che invece si dipanano nel tempo. La ghettizzazione del materiale studiato ha finito per imbrigliare anche quanti di quel materiale si occupano. Tantissimi storici infatti - al pari di colleghi di tante altre discipline - tendono alla specializzazione esasperata, alla frammentazione e alla esiguità del campo, finendo per perdere the big picture nelle loro discipline.
E se davvero è solo questo ad accomunare ancora la modernità al suo interno, beh, in effetti è davvero pochino.
(©L'Osservatore Romano 13-14 febbraio 2012)
Traducción de la Google:
Como la Reforma Protestante ha marcado las sociedades occidentales
La fragmentación ha nacido
las tesis de 1517
GIULIA GALEOTTI
El lugar de la Reforma protestante en la historia europea parece claro. Firmemente colocado más de cinco siglos atrás, ahora sería un evento muy lejos de la dinámica política, el sistema económico del capitalismo mundial, los debates morales y los problemas sociales de todo el mundo de hoy. Sin embargo, un historiador de la American College of Notre Dame (Indiana) está convencido de lo contrario. En su libro La Reforma no deseado. Cómo Religiosa Sociedad de la Revolución secularizada (Cambridge, Massachusetts, la prensa de Belknap, de Harvard University Press, 2012, US $ 39,95, en la página 552), Brad S. Gregorio trata de demostrar exactamente lo contrario, es decir, como - se adentraron en los siglos - de la Reforma continúan dando forma a nuestro presente.
Lo que hace que el pluralismo actual exasperado (ya veces un poco de excitación) de las creencias religiosas y civiles? Lo que hay que olvidar el hecho de que hoy en día una visión compartida de la importante bien común o que nuestras sociedades están tan aplastados por la creencia de que la verdad es relativa y discutible asunto? De donde se deduce el triunfo del capitalismo de hoy (y el poder abrumador de su motor, es decir, el consumismo) o certeza ideológica que sólo escuelas no confesionales y las universidades son capaces de enseñar? Según Gregorio, el hiper pluralismo que nos caracteriza hoy en día en todas las áreas es el efecto a largo plazo de ese terremoto estructural que marcó el final de la primera (pesado) del milenio de historia de la humanidad, trayendo abajo la columna vertebral de la propiedad intelectual, moral y social occidental, hasta entonces en funcionamiento.
Por lo tanto un desafío a los historiadores que creen que la pluralidad es el resultado de la Ilustración, el estudioso norteamericano va tan lejos. En una investigación detallada que se ocupa de gran parte de esto en el pasado, Gregorio comienza con el análisis de Duns Escoto llegar a Benedicto XVI. No es que los protagonistas querían romper con conocimiento de la Reforma protestante del cristianismo occidental (con su visión institucional del mundo y lleno de expectativas sobre la seguridad de la sociedad terrena y la esperanza de la salvación eterna de la persona). Lo que Lutero y Calvino trató de hacer, de hecho, fue a tientas para mejorar la entrega de las expectativas de ese mundo, no destruirlo. Pero esto es lo que ocurrió: la maraña compleja e intrincada que resulta de la conversión (y en parte por la negativa) de las tradiciones de la cristiandad medieval había reemplazado poco a poco el tejido religioso único que hasta entonces se había unido a las sociedades occidentales. Y la paradoja es que la idea misma de propagación la libertad religiosa y, a continuación, ha llegado a difundir una noción subjetiva y arbitraria de la religión, un concepto universalmente compartida. Tampoco carece de una paradoja más: fue precisamente la magnitud de la fractura que se llevó a cabo en la transición de la pre modernidad a la modernidad que ha permitido ocultar la continua influencia de ese pasado en nuestro presente.
En la identificación de lo que él llama "las consecuencias de no incluir la Reforma Protestante", Brad S. Gregorio es terriblemente aburrido. El cristianismo medieval ha fallado, la reforma ha fracasado, la modernidad occidental sigue fallando. Entre otras cosas, el estudioso revela muy preocupado por el relativismo moral peligrosa que ha reemplazado a la virtud de la caridad, el resultado es - sólo por la forma - una política sin ética. Si la evaluación es ampliamente leído y comentado sobre la contribución de este volumen se va a conectar de forma lineal en el entorno actual, con el famoso cartel de 31 de octubre 1517. Y sólo a partir de la transformación ineptos del portal de la catedral de Wittenberg, podemos entender cómo la libertad religiosa se ha transformado paulatinamente en la libertad de la religión, lo que permite el crecimiento explosivo de una sociedad irremediablemente fragmentado. El legado que hoy en día la Reforma Protestante entonces recoger la realidad fragmentada de hoy: los desacuerdos intelectuales se rompió en minutos discursos especializados, la idea de que la ciencia moderna - la fuente de toda verdad - necesariamente debilitar las creencias religiosas y la utilización generalizada de un conceptos terapéuticos de la religión, un conjunto de valores morales de contrabando con las que tratamos de fertilizar un liberalismo estéril, y la certeza de que sólo se convierten en universidades seculares institucionalizados sería capaz de proporcionar los conocimientos.
Este delirio de la fragmentación también ha abrumado la investigación histórica. Es otro punto en el que Gregorio vuelve una y otra vez en su libro, criticando una cierta manera de hacer historia. Los historiadores tratan por todos los medios para influir en los jóvenes mediante la imposición de sus categorías rígidas (Se hereda de periodización de las células), lo que reduce el pasado a una serie de bloques secuenciales epocales. Sin embargo, estas particiones y periodización que - de acuerdo con el historiador estadounidense - impiden una comprensión real de lo que era, y que en lugar de las articulaciones de peso se desarrollan con el tiempo. La creación de guetos del material estudiado ha llegado a controlar a los que también se ocupan de ese material. Muchos de hechos históricos - como tantos colegas de otras disciplinas - tienden a la especialización exagerada, la fragmentación y el pequeño tamaño del campo y acabó perdiendo la visión global en sus disciplinas.
Y si esto en realidad es sólo para unir la modernidad todavía en el interior, bueno, en realidad es muy poco.
(© L'Osservatore Romano, 13 hasta 14 febrero, 2012)
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